29 dicembre 2010

Pagina su facebook disattivata

Dal 5 dicembre, per motivi che ignoro, il mio account su facebook è stato disabilitato. Da circa 10 giorni, non è più visibile neppure la pagina di facebook collegata al mio account sulla quale postavo gli articoli del blog.
Sono in attesa di risposte da parte del team di facebook.
Mi scuso per l'inconveniente.
Tania Tanfoglio

18 dicembre 2010

Malattie con ereditarietà multifattoriale

Le malattie multifattoriali sono determinate dall'azione combinata di fattori ambientali e di fattori genetici; a differenza delle malattie mono-geniche, determinate dalla mutazione un singolo gene, le patologie multifattoriali sono causate dal coinvolgimento di più geni: maggiore è il numero di geni dannosi presenti nel DNA di un individuo, più grave sarà  la patologia che rischia di sviluppare.
I geni implicati nelle patologie complesse, inoltre, sono geni polimorfici: non si tratta, infatti, di geni mutati nel senso mendeliano del termine, ma di semplici varianti genetiche che, senza l'influenza ambientale, non sono in grado di innescare lo sviluppo della patologia.

I fattori ambientali, infatti, giocano un ruolo decisivo e possono modificare anche significativamente l'espressione della malattia multifattoriale.
Tra i fattori ambientali, che possono favorire l'insorgenza di patologie, vorrei ricordare: il fumo (anche quello passivo), l'esposizione a sostanze inquinanti sul luogo di lavoro, l'inquinamento atmosferico e la presenza di allergeni (come polline, polvere,  pelo o forfora di animali,  additivi o sostanze contenute in alimenti, cosmetici, detersivi e farmaci).
Anche il nostro stile di vita ha un ruolo importante; ad esempio, una vita eccessivamente sedentaria o errate abitudini alimentari possono interferire pesantemente con la nostra salute ed innescare lo sviluppo di una malattia.
In genetica, per distinguere le informazioni scritte nel DNA dall'insieme dei caratteri che l'individuo manifesta, si parla di genotipo e di fenotipo. Il genotipo è, infatti, l'insieme dei geni di un individuo; il fenotipo, invece, è il risultato dell'interazione del genotipo con l'ambiente.
Nel genotipo di una persona possono esserci dei tratti predisponenti ad una certa patologia  multifattoriale ma, in assenza di fattori esterni scatenanti, l'individuo non manifesterà mai un fenotipo malato.

La maggior parte delle nostre caratteristiche fisiche, come il colore della pelle o l'altezza, sono multifattoriali e, quindi, dipendono dall'interazione di più geni e dall'ambiente.

Molte patologie sono multifattoriali, ad esempio: il diabete mellito, l'ipertensione arteriosa o l'asma.

Inoltre anche alcune malattie congenite, ovvero presenti sin dalla nascita, sono dovute alla combinazione di fattori genetici ed ambientali, ad esempio: palatoschisi, spina bifida ed anencefalia.
In questi casi, i fattori ambientali favoriscono l'insorgenza della patologia perché interferiscono con lo sviluppo del  bambino quando è ancora nel grembo materno.

L'espressione di un tratto multifattoriale può essere continua o discontinua. Per comprendere questo concetto un po' tecnico vediamo due esempi.

L'altezza è un tratto multifattoriale con un'espressione continua; infatti, questa caratteristiche non si presenta con un unico fenotipo distinto: non ci sono solo persone alte 1,80m o 1,60m ma ci sono numerosissime sfumature intermedie!
Il diabete, invece, è un carattere con fenotipo distinto: infatti,  la malattia si manifesta solo quando le influenze combinate tra geni ed ambiente superano una certa soglia: il rischio di sviluppare il diabete aumenta all'aumentare dei livelli di zucchero nel sangue. Quando il dosaggio di glucosio supera un certo livello, l'individuo geneticamente predisposto, si ammala; la patologia può manifestarsi con diversa gravità  ma non esiste alcuna condizione intermedia: un individuo può essere sano oppure malato, non c'è  un'alternativa diversa rispetto a queste due condizioni.

In conclusione, è molto importante ricordare che, nelle patologie multifattoriali, non si eredita la malattia ma la predisposizione ad ammalarsi: questo implica che soltanto le persone predisposte svilupperanno la malattia,  in presenza di fattori ambientali scatenanti. Infatti, la combinazione di geni predisponenti conferisce solo un rischio di ammalarsi superiore a quello della popolazione generale, quando le condizioni ambientali lo consentono.


Tania Tanfoglio

Bibliografia
Strachan T., Read A.P. Genetica umana molecolare, Utet, 2 ed.
Robbins. Le basi patologiche delle malattie - Vol. 1, Piccin, 6 ed.

07 dicembre 2010

Shots for Passion

Oggi vorrei segnalarvi semplicemente un paio di link. Qui potete leggere l'intervista all'autore del mio blog di fotografia preferito e, se vi va, qui potete dare un'occhiatina al suo blog... Shots for passion!
Perché questo post fuori tema? Perché grazie a lui mi sono avvicinata al mondo di internet e senza il suo sostegno forse oggi Science for passion non esisterebbe... E, anche se il mio blog è solo una piccola realtà nel mare della blogsfera, sono felice di farne parte!
Grazie a Max per avermi ispirato e a tutti voi che vi soffermate a... Leggere qualcosa di nuovo!!

Tania Tanfoglio

01 dicembre 2010

Cruciverba... Genetico: le soluzioni!

Ecco le soluzioni al cruciverba!
 Qui potete scaricare la versione in pdf!

Tania Tanfoglio

21 novembre 2010

Cruciverba... Genetico

Ho preparato un simpatico cruciverba con l'utilissimo programma [1] gratuito Hot Potatoes!
Prima di mettervi alla prova, se volete, potete ripassare! Nei vari posts che ho scritto in questi mesi si nascondono tutte le risposte!!

Ecco, quindi, l'elenco dei miei post di genetica!

E ora ecco il cruciverba!




BUON DIVERTIMENTO!! E... Se avete dubbi sulle risposte o suggerimenti, non esitate a contattarmi!

Ecco anche la versione scaricabile in pdf del Cruciverba Genetico.

Tania Tanfoglio

_______________________________
[1] A questo link trovate altro materiale didattico gratuito che io trovo molto utile!

08 novembre 2010

Una nuova idea per divulgare la scienza


Oggi voglio parlarvi di una nuova casa editrice scientifica: Scienza Express; questa interessante iniziativa editoriale nasce per ridurre la distanza tra i cittadini e le scienze, nella speranza di far crescere le giovani generazioni con la passione per la lettura e per i temi scientifici, medici e tecnologici. Si tratta di un'iniziativa ambiziosa che condivido e che anch'io cerco di portare avanti attraverso il blog e le lezioni a scuola.

Attualmente insegno anatomia, dermatologia ed igiene presso il CFP Zanardelli, nel settore acconciatura ed estetica; riuscire ad appassionare le ragazze ad un qualcosa che, normalmente, ritengono troppo complesso e lontano dalla loro quotidianità è una bella sfida che provo a vincere ad ogni lezione. Le loro domande e la loro curiosità mi fanno capire ogni giorno quanto ci sia bisogno di una corretta informazione scientifica nel nostro Paese. Al di là dei risultati nello studio, è fondamentale che le nuove generazioni imparino ad osservare il modo con spirito critico, a porsi delle domande ed a cercare delle risposte: attraverso la scuola ed il blog spero di poter contribuire a realizzare tutto questo, anche se si tratta solo di una goccia nel mare.
I due fondatori di Scienza Express, Daniele GouthierLuciano Celi, con la loro iniziativa si augurano di creare molte gocce nel mare e colmare il divario tra i cittadini e il mondo scientifico.
La speranza è che, anche grazie al web, queste gocce nel mare diventino un oceano in grado di divulgare scienza e conoscenza. 
Ora vorrei lasciare la parola a Daniele e Luciano che, con una doppia intervista, ci spiegheranno meglio il loro progetto e cosa li ha spinti a realizzarlo...


Quali sono stati i tuoi studi?
Luciano: ho una laurea in filosofia della scienza a Pisa e un master alla SISSA in giornalismo.
Daniele: ho una laurea e un PhD in matematica.

Di cosa ti occupi? 
Luciano: ho aggiustato apparecchi medici e sono stato macchinista nelle ferrovie dello stato. Ho lavorato nell’ufficio stampa territoriale della più grande multinazionale farmaceutica del mondo. Poi sono passato all’editoria scolastica in Mondadori Education. Adesso insegno e faccio l’editore con Scienza Express.
Daniele: di scrittura scientifica, in varie vesti. Insegno “Tecniche di scrittura scientifica” all’Università di Trieste. Scrivo testi di matematica per editori scolastici e racconti ispirati alla scienza per passione. Faccio l’editore con Scienza Express.

Quando hai deciso di fondare Scienza Express? 
Luciano: un anno fa circa, mese più mese meno.
Daniele: nella primavera 2009 e dopo qualche mese ci siamo incontrati con Luciano.

C'è stato un evento particolarmente importante che ti ha condizionato e convinto ad avviare questo nuovo progetto? 
Daniele: la considerazione che in Italia si osa ancora troppo poco contaminare il libro col web e quindi lasciamo deserte enormi praterie di lettori che meritano di avere libri che vanno loro incontro.
Luciano: trovare spesso sugli scaffali delle librerie libri che non mi piacciono del tutto e che costano troppo. Ci siamo detti: possiamo provarci anche noi e, se saremo bravi e fortunati, forse possiamo fare meglio. Certo, dovremo stare sul mercato, ma vogliamo anche avere ambizioni altre e… alte.

Come ti è venuta questa idea? 
Daniele: volevo mettere assieme alcuni pezzi della mia vita professionale, avevo chiuso da non molto una lunga e importante esperienza sul web con Ulisse-nella rete della scienza e una significativa collaborazione con Springer Italia. Mi sembrava il caso di provare a contaminare libri e web.
Luciano: non è che le idee vengano, covano poco a poco. Se devo parlare di una pietra miliare, direi che un clic me l’ha fatto fare il nome che Daniele ha pensato e che mi ha subito entusiasmato. Poi c’è stato Luca Galeazzi di Carrara che ha tirato fuori dal cappello quel logo dalla grafica un po’ pop. E il gioco è fatto.

Qual è l'obiettivo di questo progetto? 
Luciano: le discipline scientifiche sono parte dell’uomo, sono parte di un distillato di pensiero che merita di essere narrato. E si può farlo senza perdere in rigore e in complessità. Vogliamo incuriosire e interessare. La nostra vera sfida è farlo per quelli che leggono poco o che non leggono ancora, come abbiamo detto nel nostro manifesto.
Daniele: fare buoni libri che il pubblico legga. Dare spazio a giovani autori italiani, e ce ne sono molti. Proporre il libro in nuovi modi, più vicini alle abitudini reali del pubblico.

Chi sono i vostri autori? 
Daniele: persone che vivono la propria disciplina nel quotidiano. E vogliamo avvicinarle a chi non ha idea di che cosa si faccia in un laboratorio, in un osservatorio astronomico, in un centro di ricerca.
Luciano: giovani ricercatori e giovani esperti di scienza. La parola “giovani” torna, perché questo è, per parafrasare un famoso film, un paese per vecchi. Quando si può, vogliamo scegliere autori giovani per dare un segnale ma anche perché i giovani vedono la scienza con occhi spesso diversi. 

Chi sono i vostri lettori? 
Daniele: giovani adulti che si affacciano alla vita tra università e lavoro e che hanno bisogno di avere le coordinate per muoversi nella società della conoscenza.
Luciano: e anche studenti e insegnanti. La scuola è un mondo al quale è importante che parliamo a fondo, con i contenuti, ma con libri leggeri e tascabili che nella forma non spaventino chi non è ancora abituato a leggere.

Avete in mente qualche progetto speciale per le scuole o per il mondo accademico? 
Luciano: già nel primo anno, tre libri su undici parlano a studenti, genitori, educatori e insegnanti. Si tratta di Giochi cooperativi matematici di Daniela Folcio; di La prima guida all'animazione scientifica di Alfonsi, Ghattas e Gnucci; e di La scienza per la scuola dell’infanzia curato da Tecnoscienza.it
Daniele: dall’università e dalla ricerca vengono molti dei nostri autori. Quindi si potrebbe dire che tutta Scienza Express è per loro. In più abbiamo University Press, una collana che si rivolge ai testi che rispondono alle esigenze della ricerca e della didattica.

Pensate di integrare questo progetto con i social network? In che modo? 
Daniele: senza i social network, non ci sarebbe Scienza Express. L’interazione con i lettori è vitale, sia da un punto di vista economico (da febbraio devono venire a comprare sul nostro sito!) sia da un punti di vista culturale: vogliamo dialogare con loro
Luciano: offriamo ai nostri autori di aprire blog che estendano il libro. Abbiamo una piattaforma dedicata a questo che apposta si chiama Dialoghi di scienza. Andrea Mameli c’è già e ci scrive di Sopravvivenza Energetica e prestissimo altri autori lo affiancheranno. 

Come vedi il futuro della carta stampata? 
Luciano: bene. Forse si stamperà meno, ma a vantaggio di una maggiore qualità nel medio-lungo periodo. E con questo si tornerà a dar "dignità" alla stampa, trasformando in atomi solo gli immateriali bit che lo meritano.
Daniele: roseo. Chi legge su carta, continuerà a leggere su carta e gli ebook saranno un’altra opportunità per avvicinare nuovi lettori alla carta.

E quello degli e-book reader? 
Daniele: non hanno un passato, avranno un futuro. E saranno una grande opportunità perché apriranno la via della lettura a persone che oggi non leggono.
Luciano: bene. Avranno un ruolo sempre più dinamico e come editori siamo già pronti e non abbiamo difficoltà a commercializzare i nostri libri nei formati per e-book più diffusi.

Cosa ne pensi dei contenuti con Licenza Creative Commons? 
Daniele: tutto il bene possibile. Anzi di più. Le idee devono circolare e gli autori devono decidere come. Non tutto quello che pubblicherà Scienza Express sarà sotto copyright, è sicuro.
Luciano: credo che sia un passo importante e che alla fine questo passo sia segno di un tempo che cambia, Anderson docet.

Con chi vi volete confrontare sul mercato? 
Luciano: non si tratta di confrontarci ma di concorrere, di "correre insieme", perché gli obiettivi e gli  scopi non possono che essere condivisi. Crediamo che anche tra editori si possa cooperare.
Daniele: è un falso problema, quello del confronto sul mercato. Chi compra un libro di Zanichelli, di Sironi, di Codice, non è che non compra i libri di Scienza Express. Anzi. Conquistare un lettore alla scienza, è conquistare un lettore per tutti.

Cosa ti aspetti da questa iniziativa editoriale? 
Daniele: che tra qualche anno cammini con le sue gambe, si sostenga e che abbia conquistato la fiducia di un po’ di lettori, meglio se si tratterà di nuovi lettori.
Luciano: di entrare a far parte di quel gruppetto, tutto sommato modesto per dimensioni, di "coraggiosi" che credono in quello che fanno. Penso a quand’ero più giovane e guardavo, la foto di Roberto Calasso allo stand Adelphi al Salone del libro. Avete presente il catalogo Adelphi? Come si può non essere ammirati nei confronti di una figura simile?

Come si può fare a sostenerla? 
Daniele: comprate i nostri libri e comprateli sul sito. Solo così potrete vedere in presa diretta anche tutto il resto. Tutta la ricchezza di idee e spunti che i nostri autori offriranno ai loro lettori.
Luciano: diventate amici di Scienza Express. È un modo semplice di dimostrarci la vostra fiducia. Vi chiediamo di comprare ora tutti i libri che usciranno nel 2011. Se lo fate, vi ricambieremo con generosità. E avrete la soddisfazione di averci aiutato a essere indipendenti.

Qual è il tuo motto?
Daniele: meno atomi, più bit.
Luciano: la forza è nel sapere

Se questa idea vi piace o volete saperne di più:
Home page
Manifesto
University Press
Amici 


Tania Tanfoglio

01 novembre 2010

Le malattie legate ai cromosomi sessuali

Le malattie genetiche autosomiche recessive ed autosomiche dominanti,  viste nei precedenti post, hanno un meccanismo di trasmissione indipendente dal sesso. 
Non bisogna dimenticare che il sesso di un individuo dipende da due cromosomi: normalmente le femmine hanno 2 cromosomi X (XX), mentre  i maschi hanno 1 cromosoma X e 1 cromosoma Y (XY). Una figlia femmina eredita un cromosoma X da sua madre ed un cromosoma X da suo padre; un figlio maschio, invece, eredita un cromosoma X da sua madre ed un cromosoma Y da suo padre.

Ci sono delle patologie genetiche che dipendono da geni collocati sul cromosoma sessuale X, che presenta molti geni importanti per la crescita di un individuo. Il cromosoma Y, invece, è piccolo e contiene i geni necessari per lo sviluppo maschile e la produzione degli spermatozoi: eventuali difetti su questo cromosoma sono correlati a deficit della fertilità maschile. Nessun gene vitale risiede solo sul cromosoma Y. In questo post vedremo, quindi, quali problemi scaturiscono da anomalie presenti sul cromosoma X: la maggior parte delle malattie correlare a difetti di questo cromosoma seguono una modalità di trasmissione recessiva.

Come abbiamo appena visto, le femmine hanno 2 cromosomi X: se una femmina presenta un allele recessivo mutato collocato su un cromosoma X ed un allele sano situato sull’altro cromosoma X, sarà portatrice sana della malattia genetica legata al cromosoma X. Normalmente la persona portatrice non ha la malattia ma, in alcuni casi, può mostrare lievi sintomi della patologia.

I maschi, invece, hanno un cromosoma X ed un Y (XY) e, quindi, se il maschio porta una mutazione recessiva sul cromosoma X sarà affetto dalla patologia: non c'è, infatti, un’altra copia di quel gene per compensare l'errore.

Esempi di malattie recessive legate all’X sono l’emofilia, il daltonismo e la distrofia muscolare di Duchenne.



X
Y
X
XX
XY
X
XX
XY
Come si può vedere dalla tabella, la mamma, portatrice sana di una malattia recessiva legata al cromosoma X, trasmette la forma mutata del gene sia ai figli maschi sia alle figlie femmine.



La figlia femmina che erediterà la copia mutata del gene sarà portatrice sana, come la madre.
Il figlio maschio, che erediterà la copia mutata del gene dalla mamma, sarà malato perché ha un solo cromosoma X non ha una copia del gene sano.
Ad ogni gravidanza, se la coppia ha una figlia femmina avrà il 50% di probabilità che sia sana ed il 50% di probabilità che sia portatrice sana; se la coppia concepisce un figlio maschio avrà il 50% di probabilità che sia sano ed il 50% di probabilità che, invece, manifesti i sintomi della malattia.

Vediamo lo stesso concetto espresso con un disegno:



X
Y
X
XX
X Y
X
XX
X Y
Come si può vedere nello schema, se il papà presenta una malattia recessiva legata al cromosoma X trasmette la copia mutata del gene responsabile a tutte le figlie femmine. Esse saranno portatrici sane della malattia.
Tutti i figli maschi, invece, ereditano dal padre il cromosoma Y e saranno, quindi, sani.
Vediamo lo stesso concetto attraverso un disegno:




X
Y
X
XX
XY
X
XX
XY
Come esemplificato nella tabella a fianco, nella rara eventualità in cui la mamma sia portatrice sana di una malattia recessiva legata al cromosoma X ed il papà sia malato della medesima malattia, anche le figlie femmine possono presentare la patologia. 



 

Quanto ho appena spiegato può accadere frequentemente nei matrimoni tra consanguinei.
Quest'ultima considerazione riguarda tutte le patologie ereditarie, indipendentemente dal cromosoma coinvolto: i consanguinei, infatti, hanno una maggior quantità di geni in comune ed è, quindi, più facile che si manifestino patologie ereditarie.



Infine esistono alcune rare malattie legate al cromosoma X che si trasmettono con modalità dominante. Un esempio è una forma di rachitismo resistente alla vitamina D.


X
Y
X
XX
XY
X
XX
XY
Se è la madre a trasmettere questa anomalia, il 50% dei figli maschi ed il 50% delle figlie femmine manifesterà la malattia, proprio perché è legata ad una mutazione dominante. La percentuale resta la medesima ad ogni gravidanza

 



X
Y
X
XX
X Y
X
XX
X Y


Se è il padre a trasmettere la patologia, essa colpirà tutte le figlie femmine.


Vorrei, infine, ricordare che, qualche volta il/la nuovo/a nato/a può essere la prima persona affetta dalla malattia legata al cromosoma X nella famiglia. Questo può accadere perché una nuova mutazione genetica è avvenuta nell’ovocellula o nello spermatozoo; nessuno dei due genitori è portatore ed il bambino affetto può passarlo, in futuro, ai suoi bambini.

Tania Tanfoglio


Bibliografia


Eredità legata al cromosoma X - Informazioni per pazienti e famiglie - Luglio 2008 - Tratto dal sito http://www.eurogentest.org 
Russell Peter J., Wolfe Stephen L., (2009), Elementi di genetica, Edises

24 ottobre 2010

Le malattie autosomiche dominanti

Le malattie autosomiche dominanti, così come le malattie autosomiche recessive che abbiamo visto nel post precedente, sono causate dalla mutazione di un singolo gene, ma il loro meccanismo di trasmissione è abbastanza diverso. Solitamente, in questo caso, il bambino eredita un allele normale da un genitore ed uno mutato dall’altro: quello mutato domina ed il bimbo è affetto da una malattia genetica autosomica dominante. Il problema è che molte di queste malattie si palesano solo in età adulta, come la malattia del rene policistico dell’adulto, il cancro ereditario alla mammella o la Corea di Huntington[1]. Proprio perché la patologia manifesta i suoi sintomi in età adulta, spesso il genitore non sa di avere una malattia genetica e di avere una probabilità del 50% di trasmetterla ai suoi figli. Inoltre, il livello di gravità con cui si manifesta la malattia può essere variabile, anche all'interno della stessa famiglia.

Quando un genitore ha nel proprio DNA sia una copia sana sia una copia mutata del gene, può passare al figlio o l'allele normale o quello mutato; ogni nuovo nato, quindi, ha due probabilità su quattro (ovvero il 50%) di ereditare l'allele dominante mutato dal genitore e, quindi, di essere affetto dalla patologia. Naturalmente ci sono due possibilità su quattro (ovvero il 50%) che il bimbo erediti l'allele sano e non manifesti alcuna patologia.

Vediamo meglio il meccanismo di trasmissione delle malattie autosomiche dominanti:

A
a
a
Aa
aa
a
Aa
aa
 Indipendentemente dal sesso del genitore malato, la malattia autosomica dominante si trasmette ai figli/e con una probabilità del 50%.



 
Tale evento è puramente casuale ed il genitore, al momento della nascita del figlio/a, può non sapere di essere malato perché spesso queste patologie hanno un esordio tardivo.  
 
Alcune patologie dominanti, come l'acondroplasia, si manifestano a partire dall'infanzia e possono presentarsi con diversa gravità: se, infatti, il bimbo nasce da due genitori affetti dalla patologia, può ereditare entrambe le copie mutate del gene ed ammalarsi in modo molto più grave rispetto ai genitori.


Se entrambi i genitori presentano una copia mutata del gene, come si vede nella figura sottostante, avranno solo una possibilità su quattro (ovvero il 25%) di avere un figlio sano; il 75% dei loro bambini sarà malato: la gravità dei sintomi sarà legata all'aver ereditato una (50% di possibilità) o due copie (25% di probabilità) del gene malato. Spesso, se il nuovo nato ha ereditato l'allele mutato da entrambi i genitori, la malattia si manifesta in forma grave o letale.



A
a
A
AA
Aa
a
Aa
aa

      25% figlio/a sano/a
      50% figlio/a malato
      25% figlio/a malato grave (o forma letale della malattia) 
Il bambino può essere la prima persona della famiglia affetta dalla patologia autosomica dominante: questo avviene se si verifica una nuova mutazione genetica nella cellula uovo o nello spermatozoo che hanno dato origine alla nuova vita. Nessuno dei due genitori è affetto e raramente la coppia avrà un altro bambino con lo stesso problema; il bambino malato potrà, però, trasmettere la malattia ai suoi futuri figli.
  
(Un grazie a Max per la consulenza nei disegni!)

Non bisogna dimenticare che, anche per le malattie autosomiche dominanti, la possibilità di ereditare un allele sano o mutato è del tutto casuale e le percentuali rimangono le medesime per ogni gravidanza; anche il sesso del nuovo nato è ininfluente sulla trasmissione della patologia ereditaria, proprio perché il gene è localizzato su cromosomi autosomi, non legati al sesso.

Nel prossimo post concluderò questa lunga serie dedicata alle malattie genetiche parlando delle malattie legate ai cromosomi sessuali ed, in particolare, al cromosoma X. 
 
Tania Tanfoglio

Bibliografia

Eredità dominante - Informazioni per pazienti e famiglie - Luglio 2008 - Tratto dal sito http://www.eurogentest.org
Russell Peter J., Wolfe Stephen L., (2009), Elementi di genetica, Edises
_______________________________

[1] A questo link è possibile scaricare "HO PAURA" un libro per bambini a rischio di Corea di Huntington, tratto dal sito http://www.coreadihuntington.it/

18 ottobre 2010

Le malattie autosomiche recessive

Le malattie autosomiche si trasmettono dai genitori ai figli come previsto dalle leggi di Mendel e sono dovute a mutazioni presenti sui cromosomi autosomi, ovvero i cromosomi non legati al sesso. Le patologie con questo tipo di ereditarietà vengono suddivise in due categorie in base al meccanismo di trasmissione che le caratterizza. Distinguiamo, infatti, le malattie autosomiche recessive e le malattie autosomiche dominanti.

Le malattie autosomiche recessive sono causate dalla mutazione di un singolo gene, costituito da due alleli: un allele lo ereditiamo dalla madre, l'altro dal padre. Affinché la malattia si manifesti, è necessario che il figlio erediti l'allele recessivo mutato da entrambi i genitori;  se, invece,  eredita un allele mutato ed uno normale, si dice che è portatore sano della malattia. Essere portatore sano vuol dire non avere la patologia ma avere nel proprio DNA un allele mutato, che può essere trasmesso alle generazioni successive.
Normalmente i genitori di un bambino malato non manifestano la malattia in quanto sono portatori sani: entrambi i genitori presentato sia l'allele dominante sano sia l'allele recessivo mutato ma entrambi trasmettono al figlio allele mutato, distintivo della patologia.
Esempi di malattie autosomiche recessive sono: la fibrosi cistica, la fenilchetonuria, l'anemia mediterranea (o talassemia) o l'albinismo.
Il figlio di due portatori sani ha una probabilità su quattro (ovvero il 25%) di ereditare l'allele mutato da entrambi i genitori e, quindi, di essere affetto dalla patologia.
Ci sono due possibilità su quattro (ovvero il 50%) che il bimbo erediti un allele mutato da un genitore ed un allele sano dall'altro: in questo caso il nuovo nato sarà anch'esso portatore sano della malattia.
Infine, c'è una probabilità su quattro (ovvero il 25%) che il bambino erediti entrambi gli alleli normali: in questo caso, non avrà la malattia e non sarà neppure portatore sano. 
Questi eventi sono del tutto casuali e le percentuali rimangono le medesime per ogni gravidanza; il sesso del nuovo nato è ininfluente sulla trasmissione della patologia ereditaria, proprio perché il gene è localizzato sui cromosomi autosomi, non legati al sesso.
Se i membri di una famiglia sono portatori sani di una patologia senza saperlo, il bambino può essere il primo a manifestare la malattia.

Vediamo, con uno schema, il meccanismo di trasmissione delle malattie autosomiche recessive: 

Il medesimo concetto può essere espresso anche in altro modo.
Ovvero, se indichiamo con “a” l’allele malato e con “A” l’allele sano ne risulta che sia la mamma che il papà sono “Aa”, dato che sono entrambi portatori sani ed il loro DNA contiene sia la copia del gene normale sia quella mutata.

Possiamo vedere quindi lo stesso concetto attraverso un semplice schema: nella prima riga sono riportate le caratteristiche genetiche di un genitore, nella prima colonna le caratteristiche genetiche dell'altro genitore; dal loro incrocio si ottengono le caratteristiche genetiche dei figli. A fianco della tabella ho riportato le relative percentuali, come illustrato nel testo.


A
a
A
AA
Aa
a
Aa
aa

  25% AA figlio/a sano/a
  50% Aa figli/e portatori sani/e
  25% aa figlio/a malato/a



Se uno solo dei due genitori è portatore sano per una determinata patologia, la coppia non avrà figli malati. Indipendentemente da quale dei due genitori è portatore sano, la coppia avrà il 50% dei figli sani ed il 50% dei figli portatori sani. 

(Un grazie a Max per la consulenza nei disegni!)

Ecco lo stesso concetto espresso attraverso lo schema.


A
a
A
AA
Aa
A
AA
Aa
  50%  AA figlio/a sano/a
  50%  Aa figli/e portatori sani/e




Se con questo post sono riuscita a chiarirvi il meccanismo di trasmissione delle malattie autosomiche recessive e vi state appassionando all'argomento, vi aspetto numerosi a leggere il prossimo post nel quale vedremo il meccanismo di trasmissione delle malattie autosomiche dominanti.

Tania Tanfoglio


Bibliografia 

Eredità recessiva - Informazioni per pazienti e famiglie - Luglio 2008 - Tratto dal sito http://www.eurogentest.org
Russell Peter J., Wolfe Stephen L., (2009), Elementi di genetica, Edises

26 settembre 2010

Le leggi di Mendel e la loro importanza

Le malattie genetiche causate dalla mutazione di un singolo gene presentano un meccanismo di trasmissione noto da tempo, studiato per la prima volta dall'abate Gregor Mendel. Nell'Ottocento non erano noti i concetti di genetica e gli studi di Mendel si basarono semplicemente sull'osservazione della pianta di Pisum Sativum: attraverso ripetuti esperimenti egli cercò di capire come le caratteristiche delle piantine passassero da una generazione alla successiva. La pianta scelta per queste ricerche è di facile coltivazione, è in grado di auto-impollinarsi e presenta molti geni collocati su cromosomi diversi. 
L'auto-impollinazione fu il punto di partenza fondamentale che permise a Mendel di ottenere delle linee pure, ovvero delle piantine che presentavano i medesimi caratteri da una generazione all'altra: i membri di una stessa linea pura hanno identiche caratteristiche ereditarie. Mendel esaminò diverse proprietà delle piantine di Pisello Odoroso: l'altezza dello stelo, colore o forma del seme o del baccello oppure il colore o la posizione del fiore; i risultati delle ricerche furono sempre i medesimi: date due linee pure con caratteri antagonisti, ad esempio il colore del fiore rosso ed il colore del fiore bianco, uno risultava sempre predominante rispetto all'altro. Per illustrare questo concetto Mendel parlò di un fattore dominante (il rosso) e di un fattore recessivo (il bianco).

Nel momento in cui Mendel impollinò nuove piantine a partire dalla giovane generazione appena ottenuta, il carattere che sembrava perduto ricompariva, sempre in proporzioni ben definite. Gli studi di Mendel furono accantonati fino agli anni Venti del Novecento, quando nuovi esperimenti chiarirono la portata dei suoi studi.

Chiariamo gli esperimenti di Mendel con un semplice schema:


I risultati, pubblicati già nel 1866, sono oggi noti come "Leggi di Mendel" e sono fondamentali per comprendere come si trasmettono le malattie causate dalla mutazione di un singolo gene.

I geni sono dei frammenti di DNA nei quali è scritta una precisa informazione; tutti questi dati, se sono corretti, permettono al nostro corpo di funzionare bene e forniscono informazioni sulle nostre caratteristiche. Un gene è dunque un fattore ereditario legato ad un nostro tratto distintivo: nella maggior parte dei casi, ogni gene è costituito da due alleli, che concorrono a determinare tale caratteristica.
Dato che, nelle nostre cellule in divisione, i cromosomi sono presenti a coppie, è facile intuire che gli alleli non sono altro che la forma nella quale il gene si presenta su ciascun cromosoma. Nei casi più semplici, la loro interazione determina la caratteristica fenotipica, cioè visibile, dell'individuo.

Per comprenderlo meglio, partiamo dall'esperimento di Mendel. Il gene, che indica il colore del fiore della piantina, può presentarsi sotto due forme alleliche diverse: l'allele rosso e l'allele bianco.
Se entrambi gli alleli sono rossi, il fiore risulterà rosso; se entrambi gli alleli sono bianchi, il fiore prenderà il colore bianco. In entrambi i casi, si dice che la piantina è omozigote per quel carattere. Nel momento in cui si incrociano una piantina con i fiori rossi ed una con i fiori bianchi, con le caratteristiche sopra descritte, si ottiene una piantina con i fiori rossi: il rosso è dominante, il bianco recessivo. Le piantine così ottenute, tuttavia, saranno eterozigoti ovvero conterranno sia l'allele bianco, sia quello rosso. Per questo motivo, incrociando due piantine di questa nuova generazione ricompare il colore bianco che sembrava perduto.

Per capire meglio questo concetto, riprendiamo lo schema precedente e indichiamo con "A" l'allele rosso dominante e con "a" l'allele bianco recessivo.


I geni che si trovano su cromosomi diversi seguono questa regola e sono indipendenti l'uno dall'altro; viceversa, geni collocati sul medesimo cromosoma risultano legati anche nel meccanismo di trasmissione ereditaria.
I risultati ottenuti da Mendel sono validi anche per lo studio delle malattie genetiche che colpiscono l'uomo, in particolare quelle causate dalla mutazione di un singolo gene e collocati sui cromosomi autosomi. A questo proposito possiamo distinguere due tipologie di malattie: le malattie autosomiche recessive e quelle autosomiche dominanti, di cui parlerò nel prossimo post.

Tania Tanfoglio


Bibliografia 
Russell Peter J., Wolfe Stephen L., (2009), Elementi di genetica, Edises