28 giugno 2012

La fisica della Terra: il rischio sismico e le norme di comportamento

Rischio sismico e pericolosità sismica
Il nostro Paese è, in gran parte, a rischio sismico.
L’entità del rischio sismico dipende dalla probabilità che in una data zona si verifichi un sisma di elevata intensità.

La distribuzione delle aree sismiche viene indicata attraverso mappe di rischio e mappe di pericolosità
Il rischio è un parametro di tipo geologico: indica la probabilità che una zona sia interessata o meno dall'attività sismica. 
La pericolosità è, invece, legata agli effetti che il terremoto provoca sulle persone. 
Una zona può essere caratterizzata da un elevato rischio ma da una bassa pericolosità; un evento tellurico molto intenso, infatti, se avviene in una zona desertica, non causa danni alle persone o all'ambiente.
La costruzione di edifici antisismici rende una zona a rischio sismico sicuramente meno pericolosa.
Mappa del rischio sismico: Europe-Africa-Middle East dal GLOBALSEISMIC HAZARD ASSESSMENT PROGRAM
Mappa del rischio sismico mondiale dal GLOBALSEISMIC HAZARD ASSESSMENT PROGRAM
Norme di comportamento e prevenzione
DURANTE IL TERREMOTO
1. In un luogo chiuso, ripararsi sotto tavoli, architravi o muri portanti. Tenersi lontano dalle finestre o dai mobili o dagli oggetti pesanti, che potrebbero cadere. Non precipitarsi per le scale e non usare l'ascensore.
2. In macchina, se possibile, non sostare vicino a ponti, spiagge o terreni franosi.
3. All'aperto, portarsi in aree spaziose, lontano da edifici o pendii instabili.
DOPO IL TERREMOTO
1. Spegnere fornelli e altre possibili fonti di incendio.
2. Appena possibile, uscire all'aperto con calma.
3. Utilizzare solo le scale non gli ascensori; se possibile, utilizzare le scale di emergenza.
4. Non rientrare negli edifici danneggiati.
5. Se possibile evitare di utilizzare il telefono.
6. Raggiungere rapidamente i centri di raccolta.

Ecco un ottimo opuscolo della Protezione CivilePer scaricarlo, cliccare sull'immagine.
E per i più piccoli, c'è Civilino!
Se volete conoscerlo meglio, vi consiglio questo post su Scientificando:
CIVILINO E IL TERREMOTO: Cartoon educativo.

Conoscere come è fatta la propria casa è importante per affrontare un eventuale terremoto. Eccovi dunque un'interessante animazione realizzata nell'ambito del progetto EDURISK che ho scoperto grazie a questo psot su Gravità ZeroTerremoto in emilia: cosa fare e come tenersi informati.

Per concludere, vi segnalo l'opuscolo Conoscere il terremoto dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: Per scaricarlo, cliccare sull'immagine.
Questo post partecipa al 32esimo Carnevale della Fisica ospitato da Paolo Pascucci su Questione della Decisione.

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  8. La fisica della Terra: i terremoti e le onde sismiche
  9. La fisica della Terra: i sismografi e le scale sismiche
  10. La fisica della Terra: il rischio sismico e le norme di comportamento
Tania Tanfoglio

La fisica della Terra: i sismografi e le scale sismiche

Sismografi e sismogrammi
I sismografi sono strumenti che permettono di registrare i fenomeni sismici, rappresentandoli graficamente, attraverso un sismogramma.
Gli strumenti di misurazione moderni funzionano in modo digitale, collegati al computer. Questo semplice disegno, tuttavia, ne spiega bene il funzionamento.
Immagine da Terremoti Onde Sismiche in azione
Quando si verifica un terremoto, il pennino del sismografo resta fermo mentre la carta segue le oscillazioni del suolo e si ottiene il sismogramma.
Immagine di un sismogramma dal sito dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Il sismogramma permette di valutare i tempi di arrivo delle onde sismiche e l’ampiezza delle oscillazioni prodotte.
La distanza tra il picco delle onde P ed il picco delle onde S è utile per stabilire la distanza tra l'epicentro del sisma e la stazione di rilevamento. Una volta stabilita la distanza del terremoto rispetto a 3 stazioni di rilevamento, è possibile stabilire con precisione l'epicentro come spiegato nell'immagine sottostante della Protezione civile. Attorno a ciascuna stazione si traccia un cerchio di raggio uguale alla distanza stazione-epicentro. Il punto di intersezione dei tre cerchi corrisponde all'epicentro del sisma.
http://www.protezionecivile.gov.it Scheda di approfondimento - Come si calcola l'epicentro di un terremoto
Le scale sismiche
Un primo tentativo per indicare l'intensità di un terremoto si deve al sismologo italiano Giuseppe Mercalli; nel 1902 egli ideò una scala basata sull'osservazione degli effetti del terremoto sull'ambiente e sulle persone. La scala Mercalli era originariamente suddivisa in 10 gradi di gravità; oggi si preferisce utilizzare una scala Mercalli modificata, la Scala Mercalli Cancani Sieberg, con 12 gradi di gravità.
Questo tipo di scala si basa sugli effetti che un terremoto ha sull'ambiente e sulle persone e non valuta l'effettiva forza del sisma; non permette di confrontare tra loro le intensità reali dei terremoti. Immaginate che uno stesso terremoto colpisca un grande centro abitato ed un'area desertica: gli effetti del terremoto e, quindi, la valutazione fornita attraverso la scala Mercalli Cancani Sieberg sarebbero molto differenti tra loro, pur trattandosi del medesimo evento sismico.

Per questo motivo, il sismologo Charles Richter, nel 1935, propose una scala in grado di misurare la magnitudo di un terremoto, ovvero l'energia meccanica che si sprigiona dall'ipocentro. Il procedimento si basa sulla misurazione dell'ampiezza delle onde sismiche e su calcoli matematici. Questo sistema di misurazione è più oggettivo e non risente del luogo dove si effettua la misurazione.


La scala Richter è logaritmica: tra un grado ed il successivo c'è una differenza di 10 volte per quanto riguarda l'ampiezza dei movimenti del terreno; un terremoto di magnitudo 7 è dieci volte più potente di un sisma di magnitudo 6 e cento volte più potente di uno di magnitudo 5. Tra un grado e il successivo c'è una differenza di 30 volte per quanto riguarda l'energia liberata dal sisma; ad esempio, un terremoto di magnitudo 6 è libera un'energia 30 volte maggiore rispetto ad un sisma di magnitudo 5.



Questo post partecipa al 32esimo Carnevale della Fisica ospitato da Paolo Pascucci su Questione della Decisione.



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Tania Tanfoglio

27 giugno 2012

La fisica della Terra: i terremoti e le onde sismiche

Quando si verifica un terremoto l'energia accumulata dalle rocce si libera in forma di onde sismiche.


Le onde che si propagano all'interno della Terra sono dette onde di volume: si distinguono le onde Primarie (onde P) e le onde Secondarie (onde S).

Onde P
Le Onde P sono le più veloci; viaggiano ad una velocità variabile tra i 5,5 km/s e gli 11,5 km/s, in base al tipo di rocce che devono attraversare.
Possono propagarsi sia nei solidi sia nei fluidi (liquidi e gas): per questo motivo, una volta giunte in superficie, possono propagarsi attraverso l'atmosfera e generare i boati.
Le onde P sono onde longitudinali: al loro passaggio le rocce si comprimono e si dilatano  particelle della roccia oscillano parallelamente alla direzione di propagazione dell'onda. 


Onde S
Le Onde S sono più lente e possono propagarsi solo nei solidi.
Le onde S sono onde trasversali perché l’oscillazione delle particelle avviene trasversalmente rispetto alla direzione di propagazione dell'onda.

Onde P e Onde S direttamente dal sito dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Onde superficiali
Oltre alle onde di volume, esistono anche le onde superficiali che partono dall'epicentro.
Queste onde sono le più lente ma provocano oscillazioni importanti che causando danni gravi.
I due tipi principali sono.
Le Onde di Rayleigh assomigliano alle onde che si propagano quando si lancia un sasso in uno specchio d'acqua. Fanno vibrare il terreno secondo orbite ellittiche e retrograde rispetto alla direzione di propagazione dell'onda.
Le Onde di Love fanno vibrare il terreno sul piano orizzontale. Le particelle si muovono in senso trasversale ed orizzontale rispetto alla direzione di propagazione dell'onda.

Immagine direttamente dal sito dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Quando la Terra è colpita da un sisma particolarmente intenso vibra per parecchie ore, in alcuni casi anche per giorni. Queste vibrazioni a bassissima frequenza sono chiamate oscillazioni libere.

Questo post partecipa al 32esimo Carnevale della Fisica ospitato da Paolo Pascucci su Questione della Decisione.


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Tania Tanfoglio

La fisica della Terra: i terremoti e la teoria del rimbalzo elastico

Nel post precedente ho introdotto i terremoti e li ho suddivisi in base alle cause che scatenano l'evento sismico.
In questo post voglio presentarvi la teoria del rimbalzo elastico che spiega l'origine di un terremoto tettonico.
  • Le rocce, sottoposte a forse endogene inizialmente si deformano in modo elastico ed accumulano energia.
  • Quando viene superato il limite massimo della loro resistenza, le rocce si rompono liberando l’energia accumulata sotto forma di onde sismiche.
  • In questo modo si forma una frattura ed i blocchi di roccia risultano spostati reciprocamente.
  • L’attrito tra i due blocchi di roccia permette l'accumulo di nuova energia fino a quando non si verificherà un nuovo evento sismico.
Ecco una chiara immagine del fenomeno.
Immagine dal sito della Southern Utah University per un approfondimento in inglese sul tema dei terremoti.
Quindi in un ciclo sismico si distinguono quindi 4 stadi:

  • Stadio inter-sismico: accumulo di energia, una parte della quale si libererà poi come vibrazioni.
  • Stadio pre-sismico: la deformazione elastica della roccia si accentua progressivamente fino a livelli critici di resistenza della roccia.
  • Stadio co-sismico: l’energia accumulata si libera producendo il terremoto.
  • Stadio post-sismico: la regione colpita si avvia verso un nuovo equilibrio, anche attraverso una serie di scosse (repliche) che possono protrarsi per mesi o per anni.

Questo post partecipa al 32esimo Carnevale della Fisica ospitato da Paolo Pascucci su Questione della Decisione.


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Tania Tanfoglio

26 giugno 2012

La fisica della Terra: i terremoti

Tutti noi sappiamo cos'è un terremoto. Ma, come lo definiscono i geologi?
Un terremoto è un’improvvisa vibrazione della Terra prodotta dalla rottura e dal movimento delle rocce all’interno della litosfera. 


Ipocentro ed epicentro
Immagine dal sito http://www.assvolontaricampani.org
Il Terremoto ha origine, all'interno alla litosfera, in un punto, detto ipocentro: dall'ipocentro le onde sismiche si propagano in tutte le direzioni.

Se il sisma ha un ipocentro sottomarino, possono generarsi onde gigantesche: i maremoti o tsunami.

In base alla profondità dell'ipocentro è possibile classificare un terremoto.

  • Terremoti superficiali: l’ipocentro è compreso tra 0 e 70 Km. di profondità 
  • Terremoti intermedi: l’ipocentro è compreso tra 70 e 300 Km. di profondità
  • Terremoti profondi: l’ipocentro supera i 300 Km di profondità.
A parità di energia liberata, un terremoto superficiale è più intenso di un terremoto profondo.
Sotto una certa profondità  le rocce evidenziano un comportamento plastico, malleabile che non permettere la produzione di terremoti. Non si conoscono ipocentri con profondità maggiore di circa 700 km. 
Il punto sulla superficie della Terra, perpendicolare all'ipocentro, è l'epicentro: raggiunto dalle onde sismiche con particolare intensità.

I fenomeni sismici che vengono registrati solo a livello strumentale sono piuttosto comuni e prendono il nome di microsismi

Origine dei terremoti e loro localizzazione
I sismi che si verificano lungo i margini delle zolle litosferiche sono noti come terremoti tettonici e sono causati dai movimenti delle placche della litosfera.

Queste scosse, di solito molto profonde, sono concentrate lungo l'anello di fuoco dell'Oceano Pacifico.
I terremoti di origine tettonica possono comunque verificarsi anche nelle zone delle dorsali medio-oceaniche ma sono raramente avvertiti dall'uomo.
Immagine dal sito http://ilprofessorechos.blogspot.it con l'approfondimento Terremoto in Cile: l'anello di fuoco
Un altro ambiente dove possono svilupparsi i terremoti tettonici è la zona va dal mar Mediterraneo, al mar Caspio, all'Himalaya, fino al Golfo del Bengala. Questa zona comprende, quindi, anche l'Italia.
Le scosse, solitamente, generano terremoti superficiali o intermedi.
Raramente terremoti distruttivi di origine tettonica possono verificarsi anche in aree lontane dai margini delle zolle.

I terremoti vulcanici, invece, sono generati dai movimenti del magma, che risale in superficie all'interno di un vulcano.
Sono terremoti raramente distruttivi e che spesso segnalano l'imminenza di eruzioni vulcaniche,prossimità del cratere del vulcano, una serie di piccoli terremoti segnala la rottura delle rocce. Ad esempio, sull'isola di Hawaii, prima di un'eruzione i sismografi registrano mille piccole scosse circa al giorno.

Infine i terremoti locali sono percepiti all'interno di un’area molto ristrettapossono essere causati da: crolli all'interno di grotte carsiche, grandi frane o esplosioni.

Questo post partecipa al 32esimo Carnevale della Fisica ospitato da Paolo Pascucci su Questione della Decisione.


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Tania Tanfoglio

La fisica della Terra: i margini convergenti

Anche oggi vi presento un altro post dedicato alla fisica della Terra: parliamo dei margini convergenti. Sono noti anche come margini distruttivi perché le due placche si avvicinano e portano alla riduzione della litosfera.


Quando due placche si muovono una verso l’altra, si assiste a fenomeni diversi in base al tipo di crosta, oceanica o continentale, che si trova in corrispondenza dei margini. 


Possiamo avere tre situazioni assai differenti tra loro:

Scontro di crosta oceanica con crosta oceanica.
Scontro di crosta oceanica con crosta continentale.
Scontro di crosta continentale con crosta continentale.

Scontro di crosta oceanica con crosta oceanica
Nello scontro tra due zolle oceaniche, una delle due sprofonda (in termini tecnici si dice che subduce) al di sotto dell’altra. Il piano lungo il quale avviene la subduzione si chiama  Piano di Benjoff. Queste zone sono intensamente sismicheMan mano che penetra nell'astenosfera la zolla oceanica in subduzione fa incontro a parziali fusioni. in questo modo si originano serbatoi magmatici da cui, attraverso le fratture crostali, fuoriesce il magma. In questo modo nascono isole vulcaniche come l’arcipelago nipponico o quello filippino.

Scontro di crosta oceanica con crosta continentale
La zolla oceanica,  più densa e pesante, sprofonda. La  crosta continentale, formata da  materiale più leggeri, si deforma: in questo modo si assiste alla nascita di nuovi sistemi montuosi allineati lungo le coste, come la Cordigliera delle Ande.
Sono sempre presenti fenomeni vulcanici: il materiale magmatico deriva dalla fusione della zolla oceanica in subduzione. 

Scontro di crosta continentale con crosta continentale
Quando si scontrano due placche continentali, costituite di un materiale roccioso meno denso rispetto a quello oceanico, nessuna delle due è sufficientemente pesante da sprofondare nell'astenosfera.
I margini si sovrappongono dando origine alle  catene montuose, come il sistema Alpino-himalayano.


Tutte le immagini le trovate sul sito http://www.vialattea.net in questo post: formazione e le caratteristiche dei vulcani presenti negli archi insulari.


Questo post partecipa al 32esimo Carnevale della Fisica ospitato da Paolo Pascucci su Questione della Decisione.



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Tania Tanfoglio

25 giugno 2012

La fisica della Terra: i margini trasformi

Dopo aver visto le caratteristiche dei margini divergenti e quali fenomeni li caratterizzano, vediamo ora i margini trasformi.


Lungo i margini trasformi si assiste ad uno scorrimento laterale delle placche litosferichenon c'è né distruzione né produzione di nuova litosfera e si parla, quindi, di margini conservativiL'attrito causa periodicamente fenomeni sismici intensi, non associati a fenomeni vulcanici.
Margine trasforme. dal sito http://www.tecnicocavour-vc.it/
Il piano di contatto tra i due blocchi è noto come faglia.  Una delle più famose è la faglia di S. Andreas, in California. I terremoti che colpiscono questa zona sono, dunque, particolarmente forti e sono dovuti allo scivolamento tra la placca del Pacifico e la placca nordamericana.

Dipartimento di Geologia e Geodesia Università di Palermo: Studio dei margini
Nel prossimo post vedremo i margini convergenti.


Questo post partecipa al 32esimo Carnevale della Fisica ospitato da Paolo Pascucci su Questione della Decisione.



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Tania Tanfoglio

La fisica della Terra: i margini divergenti

Nel post precedente abbiamo visto la tettonica a zolle, ora vediamo i diversi tipi di margini delle zolle, iniziando dai margini divergenti.

Quando i margini di due placche si allontanano l’uno dall’altro si parla di margini divergenti; sono noti anche con il nome di margini costruttivi perché portano alla formazione di nuova litosfera.

Immagine dal sito http://www.vialattea.net con un interessante approfondimento:  Perchè la litosfera oceanica è più sottile di quella continentale?
In primo luogo si assiste ad una distensione della litosfera ed ad una progressiva lacerazione della crosta, con la formazione di grandi fratture. Da qui risale il magma sottostante e si crea un'area ad intensa attività vulcanica.
La crosta continentale, dunque, si separa ed al centro affiora nuova crosta oceanica: è così che si formano le Rift Valley.
Wikipedia: mappa della Rift Valley dell'Africa Orientale
I due tronconi continuano ad allontanarsi e il fondo della fossa viene invaso dalle acque, quando raggiunge il livello del mare: così nasce un oceano in espansione.
La linea di vulcani tipica di questa struttura prende il nome di dorsale, la più famosa è la dorsale medio-atlantica.
 L'Islanda: uno dei pochi punti di emersione della dorsale medio atlantica
Su Wikipedia ne trovate un bel approfondimento, del quale riposto una piccola parte.
"La Dorsale Medio Atlantica è una catena montuosa sottomarina, situata nell'Oceano Atlantico, che va dal Polo Nord fino all'Antartide... È la più lunga catena montuosa della Terra... circa 10.000 km di lunghezza... è una conseguenza dell’ attività vulcanica delle zone centrali della crosta oceanica atlantica. La crosta terrestre nel tempo ha subito delle fratture. A riparare queste fratture provvede la dorsale medio-atlantica. I vulcani sottomarini eruttano la lava che, a contatto con l’acqua, si solidifica depositandosi sul fondale marino e facendolo innalzare ogni anno di circa 2,5 cm. Alcuni tratti della dorsale medio-atlantica sono così alti che s’innalzano al di sopra del livello del mare formando delle isole."
Per vedere il testo completo, cliccare qui.

Questo post partecipa al 32esimo Carnevale della Fisica ospitato da Paolo Pascucci su Questione della Decisione.

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24 giugno 2012

La fisica della Terra: la teoria della tettonica delle placche

Nel post precedente abbiamo visto la struttura interna della Terra, ora vediamo la teoria della tettonica delle placche.

La litosfera è suddivisa in diverse placche (o zolle), 7 delle quali sono molto estese: 
  • africana
  • antartica
  • eurasiatica
  • indo-australiana
  • nordamericana
  • pacifica
  • sudamericana
Immagine delle zolle litosferiche, tratta da un interessante approfondimento del rischio sismico in Iran sul sito  http://www.vialattea.net
I margini delle placche sono sempre in contatto tra di loro ed una stessa placca è formata sia da crosta continentale sia da crosta oceanica. I moti dell'astenosfera sottostante, di natura fluida, provocano il movimento delle placche litosferiche.
Immagine di Wikipedia: i moti convettivi dell'astenosfera causano i movimenti delle placche che costituiscono la litosfera
L’Italia è situata tra due grandi placche: la placca africana e la placca euroasiatica. Il movimento tra queste due zolle causa l’accumulo di energia che, quando viene rilasciata, dà origine a terremoti di varia entità.
Immagine dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
In generale le placche si muovono a velocità variabile (dai 2 ai 18 cm all'anno) e, tra le zolle in movimento, i margini possono essere di tre tipologie:
  • margini trasformi: le due placche scorrono lateralmente in direzioni opposte.
  • margini divergenti: le due placche si allontanano.
  • margini convergenti: le due placche si avvicinano.
Come potete vedere nell'immagine sottostante, a ciascun tipo di margine corrispondono fenomeni caratteristici, che approfondirò nei prossimi post.
Immagine da http://www.scienzagiovane.unibo.it/tsunami/3-cause.html
dove trovate un interessante approfondimento sulle cause di uno tsunami.
Questo post partecipa al 32esimo Carnevale della Fisica ospitato da Paolo Pascucci su Questione della Decisione.

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Tania Tanfoglio

La fisica della Terra: crosta, mantello e nucleo

La 32esima edizione del Carnevale della Fisica per me è un evento speciale; si parlerà, infatti, della Fisica della Terra. Il primo pensiero di molti di noi corre ai recenti terremoti che hanno colpito il nostro Paese.
I terremoti fanno parte della nostra storia perché fanno parte della storia del Pianeta Terra. Il nostro Pianeta è vivo; solo imparando a rispettarlo, ad averne cura ed a conoscerlo potremmo anche imparare a convivere con gli eventi naturali che lo caratterizzano.
Per questo motivo mi era venuta l'idea di raccogliere il maggior numero di informazioni scientifiche sull'argomento in una sorta di Carnevale speciale. Parlandone con l'amico Paolo Pascucci, però, siamo giunti alla conclusione che un tema come questo poteva essere ospitato nel 32esimo Carnevale della Fisica che in suo blog Questione della decisione pubblicherà il prossimo 30 giugno.
Ecco come Paolo presenta il tema di questa edizione: "molti blogger hanno scritto numerosi articoli. Si va da quelli francamente tecnici di geologi, sismologi e geofisici, a quelli che cercano di spiegare come comportarsi, a chi condivide informazioni utili: insomma, un gran, e bel, proliferare di post e notizie, con il risvolto, si spera, dell'utilità pubblica."


La struttura della Terra
Eccovi allora il mio primo contributo. 
Inizio con una semplice immagine che spiega molto chiaramente la struttura interna del nostro Pianeta. Comprenderne la struttura, infatti, è il primo passo per capire perché si verificano eventi come i terremoti.


Immagine dal sito http://www.cavourvercelli.it/La struttura interna della terra
Schematicamente possiamo dire che la Terra è suddivisa in tre involucri: la crosta, il mantello ed il nucleo. Le superfici di discontinuità che vedete indicate nella figura,  sono le superfici di separazione tra materiali diversi  o tra materiali che si trovano in uno stato fisico diverso all'interno della Terra.

Cliccando sull'immagine sottostante, invece, potete accedere all'interessante risorsa di Pianeta Scuola che spiega in termini molto semplici la struttura della Terra.



La crosta
La crosta terrestre è costituita da rocce allo stato solido e ricoperta in gran parte delle acque: è lo strato più esterno, più superficiale e sottile del nostro Pianeta. Si possono distinguere la crosta continentale e la crosta oceanica, diverse per composizione e spessore.
La crosta continentale si trova in corrispondenza dei continenti ha una densità minore ed uno spessore maggiore (35-40 Km, 70-80 Km sotto le montagne più alte) rispetto alla crosta in corrispondenza degli oceani. 
La crosta oceanica si trova in corrispondenza degli oceani ed è più sottile (circa 5-10 Km) e più densa rispetto alla crosta continentale.

Il mantello
Il mantello costituisce circa 83% del volume del nostro Pianeta: è separato dalla crosta tererstre dalla discontinuità di Mohorovicic. Lo stato fisico del mantello varia gradualmente con la profondità. La parte esterna del mantello, il mantello litosferico, è solido e rigido. La parte intermedia, chiamata astenosfera, presenta rocce parzialmente fuse ed è più fluida; Infine, la parte inferiore del mantello, più interna, è chiamata mesosfera ed è solida.

La crosta terrestre e il mantello litosferico, nel loro insieme, formano la litosfera. Nel complesso, quest’ultima è suddivisa in placche che scorrono l’una rispetto all'altra sulla sottostante astenosfera.

Le diverse porzioni della litosfera possono essere paragonate a blocchi galleggianti in un fluidol’isostasia è l’equilibrio che regola il galleggiamento della litosfera sul sottostante mantello.
Le zolle di spessore maggiore emergono di più rispetto alla superficie del fluido, quelle più sottili, invece, emergono di meno.

Il nucleo
In nucleo è separato dal mantello dalla discontinuità di Gutenberg e costituisce circa il 16% del volume della Terra; è la parte più interna e densa del Pianeta e contiene principalmente ferro e nichel.
La discontinuità di Lehmann separa il nucleo esterno dal nucleo interno.
Il nucleo esterno, a causa delle temperature elevatissime, è completamente fuso
Il nucleo interno, invece, è allo stato solido a causa delle elevate pressioni.

Una curiosità
Il modello della struttura interna della Terra che vi ho presentato è il frutto di diversi studi. 
Gli scienziati, infatti, per arrivare a queste conclusioni, hanno unito i dati forniti dallo studio delle meteoriti, dalle caratteristiche fisiche della Terra e dal comportamento delle onde sismiche

Lo studio delle meteoriti ha permesso di comprendere meglio i materiali che compongono il nostro Pianeta. Tenete presente che gli scavi più profondi raggiungono a malapena i 10 km ed il raggio terrestre è pari a poco meno di 6.400 km... Non è certo possibile arrivare fino al nucleo, ammesso di trovare strumenti in grado di resistere a temperature e pressioni in grado di fondere la roccia!

Le caratteristiche fisiche della Terra, come la massa e il volume, hanno permesso agli studiosi di calcolarne la densità media e, quindi, di comprendere meglio la natura dei materiali al suo interno.

Le onde sismiche, infine, ci hanno aiutato a comprendere la struttura interna della Terra perchè modificano il loro comportamento se si propagano in una roccia solida o in una roccia allo stato fluido oppure se cambia la composizioni chimica della roccia stessa.

Nel prossimo post parlerò, invece, dei movimenti della litosfera che, come abbiamo visto, galleggia sull'astenosfera sottostante.

Se volete approfondire consiglio questi due post su Scientificando:

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Tania Tanfoglio